Sull'edizione online del quotidiano italiano "Il Giornale" è stato pubblicato un articolo sulla questione toponomastica: propaganda nazionalista o poca conoscenza della realtà sudtirolese?
L'articolo, pubblicato nell'edizione online del quotidiano di destra italiano "Il Giornale" il 20 ottobre 2007 e firmato da Cristiano Gatti, intitolato "Prove di secessione, Bolzano canecella 8mila nomi in italiano" è forse un caso limite: non si tratta in realtà di un articolo che riporta l'entrata in materia della legge sulla toponomastica proposta da tutti e 21 i consiglieri provinciali della SVP, bensì crea "terrorismo toponomastico". Un vero e proprio articolo di propaganda che nessun quotidiano in lingua italiana in Alto Adige/Südtirol si permetterebbe di pubblicare. In pratica, l'articolo si rifà agli slogan politici della destra locale, che fa credere al proprio elettorato che qualsiasi toponimo italiano verrebbe cancellato.
Innanzitutto è da notare come i toponimi tedeschi utilizzati siano quelli riportati nel famoso bestseller "Prontuario dei nomi locali dell'Alto Adige" di Ettore Tolomei e non quelli attualmente utilizzati. Così sorge un dubbio, ossia se l'articolista non sia stato coaudiuvato da qualcuno che proviene dai nostri monti (il significato che si scorge è: "Tornerà tutto come prima del 1918", ed infatti il titolo dell'articolo è esplicito). La prima cosa che nell'articolo si nota è la fotografia: il cartello indica Neumarkt/Egna e Auer/Ora con i rispettivi nomi italiani oscurati da delle "x". Non si tiene conto in questo caso di due fatti:
1. entrambe le località sono allo stesso tempo due comuni, dunque la legge non prevede di verificare la conoscenza del nome da parte della popolazione locale
2. la Bassa Atesina/Unterland è praticamente una zona dove la bilinguità storica non viene messa in discussione nemmeno dagli Schützen (vedi la carta stradale "Sudtirolo" con i nomi storicamente fondati).
Ecco le altre falsità:
- l'articolo inizia con il pretesto della difficoltà nella pronuncia di toponimi tedeschi: uno a caso..."Glockenkaarkofl" (oggidì forse più noto come Glockenkarkopf), che, in italiano venne tradotto con "Vetta d'Italia" (forse più noto come il nome dell'organo di un partito attivo da questa parte del Brennero). Anche "Courmayeur" [curmaiör] è difficile da pronunciare per chi non conosce il francese, eppure è una località situata in Italia.
- la defininizione di "lingua tricolore" è alquanto bizzarra: cosa parlerebbero allora i ticinesi o la minoranza nazionale italiana in nell'Istria slovena e croata?
- L'indagine sulla conoscenza dei toponimi non è ancora iniziata: non è possibile sostenere con certezza che "Val Fiscalina" (Fischleintal e non "Fischleinthal" dell'antichissima Rechtschreibung), "Maso Corto" (Kurzhof) verranno cancellati, non conoscendo le procedure utilizzate nel rilevamento della conoscenza dei toponimi.
- Plan de Corones (Kronplatz) è esclusivamente un nome ladino, mantenuto in italiano da Tolomei: oltre che essere storicamente riconosciuto, è anche il più utilizzato dalla popolazione locale di Plan de Corones (la cartina degli Schützen pone il toponimo ladino prima di quello tedesco: la popolazione della zona è quindi di madrelingua ladina (pur trovandosi nel comune di Brunico/Bruneck).
- "Sud Tirol" non lo usa nessuno. Solitamente si scrive Südtirol, qualcuno preferisce Süd-Tirol.
- "Stanno ricostruendosi una piccola Austria" è estremamente discriminatorio nei confronti dello Stato austriaco, poiché s'intravede odio nei confronti di questo paese, soprattutto quando prosegue "Si pensava allora, alla fine della Grande Guerra, che dopo un paio di generazioni tante velleità autonomiste si sarebbero via via stemperate. Invece, un secolo dopo, è pure peggio. I nipoti stanno realizzando il sogno dei nonni sconfitti: ripristinare l'Austria là dove una guerra l'aveva sfrattata." Non si può non scorgere puro fanatismo nazionalistico.
- "È come mettere d'accordo i nonni sul nome del nipotino: un affare in sé effimero e impalpabile, ma capace di scatenare furibonde guerre familiari" è un esplicito richiamo alla guerra(!)
- Cita gravi affermazioni di Urzì: "dopo la pulizia etnica, siamo alla pulizia toponomastica". Se ci fosse stata una pulizia etnica non ci sarebbe bisogno di una pulizia toponomastica, poiché dopo una "pulizia etnica" sparirebbe anche chi ha il coraggio di fare affermazioni del genere.
- "...da queste parti, ormai, i tedeschi sono il settanta per cento". Messaggio di rassegnazione: i tedeschi hanno invaso l'Italia, prima, ossia prima dell'800 d.C., gli "italiani" erano in maggioranza.
- "Guarda caso, in zona tira già aria da guerra santa". Da brivido, comunque mi pare uno scoop giornalistico.
- Citazione di Urzì: "perso il nome, è persa la memoria". La memoria di quale epoca?
- L'articolista "legittima" la sua "opera d'arte" con un commento di Christine Kury (Verdi/Grüne/Verc), che risulterebbe essere strumentalizzata come la "tedesca buona".
- Reinswald e Obereggen (così come Laimburg, Seit, Leitach, ecc.) sono stati citati dal Landeshauptmann perché di uso comune anche fra le persone di madrelingua italiana: nell'articolo non viene spiegato e ciò rende incomprensibile il commento di Durnwalder.
- "...presto l'Italia si fermerà a Trento..." o forse a Borghetto come ai vecchi tempi? Trento viene sempre presa come modello di italianità. Vorrei vedere oggi in giro per il Trentino quali sono le opinioni.
- Citazione di Durnwalder riportata nell'articolo "Intendiamoci: se poi un italiano, in privato, vorrà usare il nome italiano, potrà farlo. Non sarà la versione ufficiale, ma potrà farlo...". Questa frase l'ho solo sentita pronunciare dal Landeshauptmann nel corso di "Am runden Tisch" sul Sender Bozen della Rai: com'è entrato in possesso di questa affermazione il giornalista? Da notare: Urzì era ospite in collegamento da Bologna.
Comunque, lo stesso giorno il quotidiano regionale italiano Il Quotidiano ha riportato nell'edizione online un riassunto dell'articolo de "Il Giornale", dando a quest'ultimo l'esclusiva della notizia (!). I commenti dei lettori sono da brivido.
Vedi anche: Brennerbasisdemokratie